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Pre-adolescenza: false credenze

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Tra noi adulti ci sono almeno tre luoghi comuni sulla preadolescente che penso valga la pena sfatare:

  1. Tutta colpa degli ormoni. Per anni abbiamo raggruppato tutte le azioni dei nostri adolescenti spiegandole semplicisticamente come una questione ormonale, qualcosa che il cervello subisce all’inizio della pubertà, che rivoluziona l’equilibrio degli adolescenti. In realtà la tempesta ormonale si inserisce nella disparità funzionale tra parte emotiva e parte cognitiva e non fa altro che stimolare ulteriormente la ricerca dell’eccitazione e del piacere, anche nella sfera della sessualità. Ecco perché è fondamentale fornire ai figli una buona educazione emotiva e sessuale, senza ricondurre tutto ad una questione ormonale pura e semplice.
  2. Basta aspettare, prima o poi passerà. Vero, prima o poi la preadolescenza passerà ma è anche vero che in questo momento il cervello dei nostri ragazzi è estremamente sensibile all’allenamento e al rinforzo dei circuiti dei neuroni di integrazione tra la parte emotiva e quella cognitiva che gli adulti di riferimento propongono loro. In sostanza è un’opportunità unica e irripetibile! Un atteggiamento educativo lassista, assente, discontinuo, o troppo permissivo li convincerebbe che nella vita hanno diritto a tutto, a cercare il piacere e le emozioni senza subirne le conseguenze. E per noi adulti, non allenarli al senso del limite, a sopportare la fatica e tollerare le frustrazioni significa perdere un’occasione, in un momento della loro crescita in cui la plasticità cerebrale è altissima e risponde bene a quest’azione educativa. E’ come pretendere di preparare un atleta senza un lavoro di allenamento.
  3. Ormai è grande e sa decidere da solo. Alcuni genitori trattano i preadolescenti come piccoli adulti. E’ vero, non sono più bambini, perciò è giusto che si mettano in gioco, che sperimentino, che facciano errori: tutto giusto, purché gli adulti di riferimento siano consapevoli che vegliare sulla crescita spetta totalmente a loro. Dare tre paletti fermi e precisi  come, ad esempio,  stabilire orari per il rientro a casa non significa togliere autonomia, bensì fornire con chiarezza aspettative educative, regole e limiti utili a mantenere entro confini protetti le esplorazioni che a quest’età si fanno quando ci si trova fuori, lontano da papà e mamma. Insomma, è ancora troppo presto per applicare il principio dell’ “ormai è grande e sa decidere da solo”. C’è da attendere un po’.
06 Feb, 21